29 Marzo 2024

Paolo Dolcetti. Il “ficcanaso” di Parrucchierando

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Paolo Dolcetti è Il “ficcanaso”. Ovvero, il parrucchiere che firma la rubrica online di parrucchierando.it. Appassionato di chimica, testa i prodotti e ne svela segreti e false verità.


Il suo è un modo diverso di fare il parrucchiere. Paolo Dolcetti è un grande appassionato di chimica, un professionista che testa i prodotti svelandone pregi e difetti, il curatore di una rubrica impertinente e pungente: Il ficcanaso. Lo abbiamo intervistato per conoscere più da vicino questo… nuovo mestiere.

Chi è Paolo Dolcetti e come è diventato acconciatore?
Sono un parrucchiere ferrarese e ho iniziato la carriera a 14 anni, nella barberia di mio fratello. Lavoravo e studiavo contemporaneamente e dopo vent'anni di esperienza, ho lasciato il mio mentore e ho deciso di aprire un salone tutto mio a Pesaro, che si chiama Acqua Parrucchieri. Oggi ho cinque dipendenti e una mission aziendale: sviluppare un nuovo concetto di Parrucchiere.

Puoi spiegare come?
Per me il concetto di parrucchiere è legato alla conoscenza. In fatto di cosmesi ci sono moltissime leggende metropolitane, false verità che aspettano di essere svelate. Il mio obiettivo è far capire la vera potenzialità della cosmesi sui capelli, fornendo utili informazioni ai miei clienti. Ad esempio, sulla fisiologia dei capelli: come crescono, come si sviluppano, perché cadono. I clienti si fidano molto dei messaggi pubblicitari, delle profumerie, di quello che leggono sul web senza verificarne però la fonte. Io vorrei che il ruolo di consulente di bellezza lo assumesse sempre di più il parrucchiere e mi piacerebbe sviluppare una fascia di mercato che faccia della salute dei propri capelli il viatico per sentirsi bene con se stessi e quindi nella società, al di la di ogni moda o tendenza.

Come è nata la passione per la chimica?
A 16 anni ho frequentato un corso di chimica per parrucchieri (eravamo in tre o quattro, segno di quanto poco fosse considerata la materia dagli addetti al settore) e da lì non mi sono più fermato. Ho iniziato ad interessarmi alla chimica, a capire come è fatto un cosmetico, quali possono essere le sue potenzialità, quanto fosse necessario conoscere a fondo i prodotti usati. Andresti mai da un medico che ti consiglia dei medicinali che non conosce? Ecco, la stessa cosa vale per il settore tricologico. Tra le mie varie attività, c'è anche quella di fare il consulente per una grande azienda e mi rendo conto che sono tanti i parrucchieri che usano i prodotti senza conoscerli…

Come è nata l'idea della rubrica “Il ficcanaso” realizzata in collaborazione con parrucchierando.it?
Tutto è partito per caso. Ho iniziato a scrivere per parrucchierando,it in concomitanza con l'uscita delle stirature alla cheratina brasiliane. Dopo la visita in salone di un rappresentante che parlava di questo servizio come di una cosa assolutamente naturale, ho deciso di andare a fondo (come è mia abitudine) e ho trovato che erano già stati fatti molti ritiri del prodotto dal mercato – sopratutto in Australia e Canada – a causa della formaldeide (pericolosa se inalata abitualmente). E così ho iniziato a parlane sul forum di parrucchierando. Due i risultati: sono stato chiamato dalla Guardia di Finanza di Brescia, che ha iniziato a fare dei controlli in merito, con relativi ritiri dal mercato; è nata l'idea della rubrica “Il ficcanaso”, che utilizza la mia passione per la ricerca e per la chimica e sono diventato tester di prodotti tricologici.

Come si diventa “tester” e come si articola questo tipo di lavoro?
Quello che faccio non è tanto valutare la chimica del prodotto (so che ogni azienda tenta di fare il prodotto migliore), né di essere un talebano del biologico. Cerco semplicemente di capire come funziona un prodotto testandolo in salone o direttamente nelle aziende che ne fanno richiesta. Nella mia relazione finale – caricata online appunto su parrucchierando – cerco di capire se c'è continuità tra messaggio marketing ed effettiva valenza del prodotto.

Quali sono le maggiori difficoltà?
Il tempo, visto che devo anche portare avanti un salone. Però lo faccio per passione e ci tengo a sottolineare che – contrariamente a quello che pensano in molti – non vengo assolutamente remunerato per fare il tester.

Le aziende come reagiscono ad eventuali critiche?
Ho dovuto affrontare svariati litigi con grandi aziende del settore, ma alla fine vengo ascoltato e apprezzato. Qualche hanno fa, ad esempio, criticai l'uso di un conservante all'interno di un prodotto che si vantava di essere bio. La critica non era tanto per il conservante in sé, quanto per il messaggio marketing che dava: se un'azienda dice di essere bio deve dimostrarlo anche attraverso l'Inci.

Quello del tester, potrebbe essere una professione del futuro?
Certamente! Io credo che ci sia bisogno di una figura professionale che faccia da anello di congiunzione tra parrucchiere e aziende. Le aziende si fidano molto dei loro uffici marketing senza consultare il parrucchiere, primo fruitore del prodotto. Questa mia attività mi ha reso abbastanza noto nel settore e sono molti i colleghi che mi telefonano per avere consigli e informazioni sui prodotti da usare.

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