24 Aprile 2025

Storia della tinta per capelli

Dall’alba dei tempi al terzo Millennio, la storia della tinta per capelli ci indica un tratto comune a tutte le ere della nostra civiltà: più che un vezzo, un rito sociale. Una necessità.

La storia della tinta per capelli ha origini che si perdono nella preistoria, quando le donne primitive si tingevano le chiome con la terra d’ocra gialla e rossa. E prima di questo antico know-how, è praticamente certo che le società tribali avessero cercato nella natura una risposta all’invecchiamento del colore dei capelli.

La storia della tinta per capelli inizia quindi con foglie, bacche e cortecce per finire ai nostri giorni nella più raffinata chimica “green”, la più attenta all’ambiente. Nell’antico Egitto la regina Cleopatra usava henné e probabilmente era solita indossare parrucche con dei fili d’oro intrecciati (magari anche con il caschetto con cui siamo soliti raffigurarla. E scoprite qui la storia del caschetto). Le donne romani più abbienti avevano addirittura un piccolo salone in casa dove si facevano tingere i capelli e pare che le colorazioni azzurre fossero tra le più trendy del periodo.

Col passare dei secoli, la storia della tinta per capelli si fa sempre più documentata, proprio perché una società più organizzata richiedeva una più sofisticata tecnica di colorazione delle chiome. Durante il Rinascimento, l’era del rosso tiziano testimoniato dai grandi maestri della pittura, le tonalità ramate erano quelle più en vogue, e per ottenere quelle sfumature i capelli venivano lavati con la lisciva e trattati con misture a base di grano o zafferano. Per coprire i primi capelli bianchi si usavano sali di rame, d’argento e piombo.

Eugène Schueller, fondatore di L’Oréal, occupa un ruolo importante nella storia della tinta per capelli perché è l’inventore della prima colorazione sintetica, risalente al 1907. Ma bisogna attendere altri 40 anni per avere il primo prodotto “casalingo” della storia della tinta per capelli, con “Poly Color” della Schwarzkopf. Nel frattempo a Hollywood, siamo nel 1935, l’attrice Elsa Lanchester sfoggia il primo caso di mèches della storia del cinema, con il suo celebre styling “a cofana” in “La moglie di Frankenstein”.

Il resto è cosa nota con la storia della tinta per capelli che diventa sempre più parte della cultura pop, con il secondo dopoguerra e gli anni Cinquanta dello scorso secolo. Di pari passo con la ricerca tecnologica – concentrata sulla salute e la sicurezza, con riduzione dei rischi della colorazione – si passa negli anni Sessanta e Settanta alla massificazione dei prodotti coloranti per saloni e per uso casalingo.

Negli anni Ottanta dello scorso secolo, dopo la rivoluzione punk che ha lanciato i cosiddetti “crazy colors” – tinte dalle tonalità sgargianti, con nuance volutamene sintetiche – la storia della tinta per capelli conosce l’apogeo, diventando il simbolo dell’edonismo e delle esagerazioni tipiche degli Eighties. Tra i personaggi dello show business, prime tra tutti le rock band, la tinta diventa anche un fenomeno estetico maschile. E non esiste idolo di teenager che non sfoggi un ciuffo super colorato.

Dopo gli anni Novanta – che con il Grunge hanno proposto tinte volutamente home made, trasandate e dall’effetto “bleach” – nel Terzo Millennio le colorazioni per capelli hanno seguito l’andamento delle collezioni di moda, diventando sempre più protagoniste dell’universo Fashion, con il quale sono diventate un’unica cosa. Shatush, Balayage, Colpi di sole, Mèches, Degradé. Sono solo alcuni dei nomi che sono entrati nel nostro vocabolario, uscendo dalla nicchia degli addetti ai lavori, diventando termini noti a tutti.

I prodotti di nuova generazione offrono risultati sempre più sicuri per la cute e con formule che, da un punto di vista cromatico, sono sempre più vicine al concetto di colorazione “naturale” fino a qualche anno fa impensabile. Oggi cambiare il proprio colore, nel tono e nei riflessi, è possibile con schiariture che vanno oltre i 7/8 livelli. E il colorista non è più un acconciatore che si occupa anche di tinte, ma un professionista imprescindibile. Uno specialista del colore.

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